Il Danno Esistenziale è una lesione che colpisce non la salute fisica o psichica di una persona - come accade nel caso del danno biologico, né riguarda sofferenze interiori, ansie, turbamenti vari che può provare a seguito di un evento - come in caso di danno morale - bensì va a toccare e modificare la qualità della sua vita, peggiorandola. Si ha un danno esistenziale, infatti, quando le attività che fanno realizzare una persona, la sua quotidianità, il suo modo di rapportarsi con il mondo esterno subiscono bruschi cambiamenti.
Le Sezioni Unite della Cassazione hanno definito il danno esistenziale come un pregiudizio - un lesione - che colpisce il "fare areddituale" di una persona, cioè non tocca il suo patrimonio, ma altri aspetti della sua vita, come le azioni o le relazioni che avrebbe potuto instaurare se un certo evento non si fosse verificato.
In questi casi si parla anche di "ribaltamento dell'agenda quotidiana": la quotidianità di una persona, infatti, cambia, in quanto da un lato è costretta a fare scelte di vita o eseguire attività che un tempo non avrebbe mai fatto, dall'altro non riesce più a vivere i suoi giorni normalmente. Per capire meglio questo concetto, facciamo un esempio: un calciatore che, a seguito di un incidente stradale, perde l'uso delle gambe, subisce non solo un evidente danno patrimoniale (non può più giocare), biologico (non può più camminare) e morale (soffre per l'evento), ma anche un danno esistenziale, in quanto la sua normalità - fatta di allenamenti quotidiani, partite, ecc. - viene totalmente stravolta, mentre si ritrova contemporaneamente costretto a cambiare abitudini per via della sedia a rotelle.
Risarcimento del danno esistenziale. Può essere risarcito in base al caso per il quale viene richiesto. Mentre, infatti, in alcune situazioni questo tipo di danno viene "presunto" (cioè si suppone che esista, in quanto è una conseguenza inevitabile di un evento, come accade appunto quando si è vittime di un incidente), in altri, invece, la persona che ritiene di esser stata danneggiata deve provare l'esistenza di un danno esistenziale e dimostrare anche il "nesso causale", cioè la presenza di un collegamento stretto tra danno ed evento che l'ha scatenato.
Danno esistenziale: prova. Secondo un articolo del nostro Codice Civile (art. 2697), se una persona ha intenzione di far valere in giudizio un suo diritto, è obbligata a fornire una prova dei fatti che sono alla base di quel diritto. Per questo motivo, chi ha intenzione di chiedere un risarcimento per danni esistenziali deve dimostrare che la sua vita è effettivamente cambiata in peggio. Deve, quindi, fornire prove che possano far comprendere ad un giudice come fossero diverse le sue abitudini, il modo di relazionarsi con il mondo, la sua quotidianità prima dell'evento dannoso.
Danno esistenziale: quantificazione. Una volta che se ne è accertata l'esistenza, bisogna "quantificarlo", cioè stabilire quale somma si dovrebbe ricevere come risarcimento. Calcolare questa somma, però, non è semplice, in quanto non esistono tabelle alle quali far riferimento. La quantificazione quindi spetta al giudice, il quale valuta il caso basandosi sul "criterio equitativo", cioè giudicando in maniera equa il danno esistenziale subito e l'evento che l'ha scatenato.
L'Avvocato che si occupa del Risarcimento del Danno Esistenziale segue un cliente nel caso in cui, a seguito di un evento negativo, ritenga di aver subito un peggioramento della propria vita, di essersi ritrovato costretto a cambiare abitudini, relazioni e così via. Ad esempio, può assistere e rappresentare la persona che, per colpa di un incidente, si ritrova con danni fisici ed estetici di una certa entità che stravolgono la sua intera esistenza (pensiamo ad un viso gravemente ustionato, che costringe una persona a vivere in modo isolato per evitare gli sguardi della gente).