Un credito viene ceduto grazie ad un contratto tra creditore (cedente) e la persona che deve riceverlo (cessionaria).
Il creditore può infatti passare il suo diritto di credito (il diritto di pretendere qualcosa dal suo debitore) a qualcuno in modo gratuito oppure a titolo oneroso, cioè vendendolo.
Se ad esempio Fabio ha dato a Marco un credito di 2.000 euro da restituire tra un anno ma ha bisogno di quella somma adesso, può vendere il suo diritto di credito a Luca. Una volta comprato, Luca sarà considerato allora nuovo creditore di Marco.
La cessione del credito riguarda solo creditore e persona che lo riceve.
Nel contratto, infatti, non interviene il debitore e non è necessaria la sua autorizzazione, in quanto comunque mantiene il suo obbligo: per Marco non fa differenza restituire quella somma a Fabio o a Luca; ciò che conta è saldare il debito.
È necessario, però, notificare questa operazione al debitore.
La cessione, infatti, è considerata valida solo nel momento in cui il debitore viene avvisato o solo se l'accetta.
Se non viene notificata, il debitore potrebbe ritrovarsi a saldare il debito con il vecchio creditore. In questo caso il nuovo creditore non potrebbe allora pretendere nulla.
Se però il debitore ha agito "in malafede" - ad esempio si scopre che Marco sapeva della sostituzione ma ha preferito comunque pagare Fabio (vecchio creditore) - il nuovo creditore può pretendere a sua volta il pagamento.
Per cedere il proprio credito è necessario dare anche delle garanzie.
In generale, se la cessione è a titolo gratuito, bisogna dare la garanzia che quel credito esiste ed è ancora valido; se invece è a titolo oneroso, bisogna dare la certezza che non ci sono altre persone che possono rivendicare la proprietà di quel titolo di credito (non ci sono, quindi, altri creditori che hanno contribuito a dare quella somma al debitore).
In base agli accordi presi, la cessione può essere pro soluto o pro solvendo.
Pro soluto: il vecchio creditore deve garantire solo l'esistenza del credito e la sua validità nel momento in cui avviene la cessione. Fabio, ad esempio, deve garantire a Luca che oggi ha ancora diritto a quel credito.
Questo tipo di cessione è di solito a titolo oneroso, ma costa meno rispetto al credito che viene ceduto. Il prezzo è stabilito in base alle possibilità di recupero del credito: meno è probabile che il debitore paghi, più basso sarà il prezzo della cessione. Fabio, ad esempio, per paura che Marco non saldi presto il debito, potrebbe vendere il suo credito di 2.000 euro a Luca per sole 1.900 euro.
Pro solvendo: il vecchio creditore garantisce non solo l'esistenza e la validità del credito, ma anche la "solvenza" del debitore, cioè che quella persona salderà il debito. Il vecchio creditore è, quindi, considerato responsabile anche di questo, per cui, se il debitore non paga il nuovo creditore, sarà obbligato lui a farlo: se Luca (nuovo creditore) non riceve le 2.000 euro da Marco (debitore), può pretenderle da Fabio che gli ha venduto quel credito.
La cartolarizzazione è un fenomeno tipico nel mondo finanziario.
Si tratta di crediti che vengono ceduti a società specializzate, le quali emettono titoli venduti poi sui mercati finanziari. Chi compra quei titoli, quindi, potrebbe guadagnare qualcosa, perché ogni titolo corrisponde ad un credito che prima o poi un debitore dovrà restituire.
Ad esempio una banca che ha concesso vari prestiti immobiliari può decidere di cartolarizzare quei crediti, emettendo titoli che verranno poi comprati da vari investitori.
I titoli cartolarizzati hanno una scadenza ed un tasso d'interesse.
Chi li acquista, però, non può avere la certezza di guadagnarci qualcosa. Anzi, il rischio è anche di perdere del denaro. Se, ad esempio, il debito di un titolo cartolarizzato diventa inesigibile (non viene più saldato), chi l'ha comprato si ritrova non solo a non aver guadagnato nulla dal suo acquisto, ma anche ad aver perso ciò che ha speso per quel titolo.