Il debitore che non salda il suo debito o lo salda in ritardo è obbligato a risarcire i danni al suo creditore. Il risarcimento del creditore deve ricoprire sia la perdita subita (danno emergente), sia il mancato guadagno che c'è stato per colpa sua (lucro cessante): se il mio dovere era quello di consegnare a Matteo un forno a legna per la sua nuova pizzeria entro 1 mese ma, dopo tre mesi, non ho ancora terminato i lavori, dovrò risarcirlo sia per la mia mancanza, sia per il fatto che, a causa mia, non ha potuto aprire l'attività in quel periodo e quindi guadagnare.
Il risarcimento non può essere chiesto per tutti i danni. Secondo la legge, infatti, può essere risarcito solo ciò che è conseguenza immediata e diretta dell'inadempimento (cioè del non aver rispettato l'obbligo che si aveva nei confronti del creditore) e solo ciò che il debitore poteva prevedere.
Ad esempio, Luca ha bisogno urgentemente di una capanna in giardino per i suoi attrezzi, ed ordina a Fabio di costruirla entro due settimane. Fabio, però, non rispetta l'impegno preso, perciò Luca si ritrova costretto ad affittare un garage per i suoi attrezzi. Dovrà quindi essere risarcito per questi danni immediati e diretti: è colpa di Fabio se ha dovuto cercare altre soluzioni per i suoi attrezzi ed affittare il garage.
Se Luca litiga anche con la moglie per la questione "capanna non ancora pronta" e addirittura va via di casa per questo, non si tratta di un evento che Fabio poteva prevedere. Quindi, nel conteggio dei danni che gli ha procurato, non potrà essere inserita anche quest'ultima vicenda.
Per ottenere il risarcimento non basta solo dichiarare di aver subito un danno.
Quando consegna la domanda di risarcimento, infatti, il creditore deve allegare anche le prove materiali del danno subito (come documenti, testimonianze, ecc). In questo modo il giudice potrà procedere alla "liquidazione del danno", cioè farà dei calcoli su quelle prove e dirà quanto dovrà ricevere esattamente il creditore come risarcimento.
Questa somma può anche esser stata già stabilita sul contratto proprio da debitore e creditore, come liquidazione preventiva e forfettaria. In questo caso si tratta della classica "penale" (o "clausola penale") presente nei contratti, grazie alla quale il debitore che non ha saldato il debito sa già quanto dovrà dare al creditore come risarcimento ed il creditore non sarà costretto a mostrare prove al giudice.
Se il creditore, invece, non ha, invece ma può comunque dimostrare di aver subito un danno, può chiedere una "valutazione equitativa": il giudice valuterà il caso per intero confrontando gli interessi di debitore e creditore e deciderà la somma del risarcimento.
Se il debito riguarda una somma di denaro che non è stata restituita, una forma di risarcimento sono gli "interessi moratori", cioè quelli che il debitore ha maturato dal momento in cui è entrato in mora (cioè da quando non ha rispettato i termini stabiliti e si è ritrovato, quindi, costretto a risarcire i primi danni per il ritardo).
Se il creditore pensa di aver subìto un danno maggiore rispetto a quello che è coperto dagli interessi, deve provarlo.
Se il creditore ha avuto un comportamento colposo che ha contribuito a determinare il danno, il risarcimento che deve pagargli il debitore può essere diminuito.
Se, ad esempio, durante i lavori Luca ha cambiato molte volte idea su come dovesse esser costruita la capanna costringendo così Fabio a ripartire da zero spesso, il risarcimento che dovrebbe comunque ricevere per la mancata consegna nei termini stabiliti verrà diminuito.
Se il creditore avrebbe proprio potuto evitare il danno usando l' "ordinaria diligenza", non ha diritto ad alcun risarcimento. Ad esempio, Luca, oltre a cambiare molte volte idea, non si è fatto trovare sempre in casa e di conseguenza non è stato possibile per Fabio accedere al giardino tutti i giorni per lavorare alla costruzione della capanna.