Un'obbligazione pecuniaria si ha quando l'oggetto della prestazione è una somma di denaro, cioè il debitore, per saldare un debito, è obbligato a restituire al creditore dei soldi. Si parla di obbligazione pecuniaria anche quando si tratta di situazioni in cui una persona compra un bene ed è quindi obbligata a pagarlo.
Principio nominalistico. La particolarità delle obbligazioni pecuniarie è data dal fatto che ogni debitore è obbligato dalla legge a pagare la somma che ha stabilito all'inizio con il suo creditore, anche se il potere d'acquisto del denaro è cambiato col tempo.
Si parla, infatti, di principio nominalistico: ciò che conta è il valore nominale che lo Stato ha dato alla moneta (la cifra che di solito troviamo scritta sulle banconote), non il suo valore effettivo, reale (il "valore di mercato"). Non vanno quindi pagati gli interessi.
Ad esempio, Luca mi presta una banconota da 100 euro per poter comprare una nuova borsa. Quella somma dovrà essere poi restituita tra 10 anni. Allo scadere del termine, io dovrò consegnare a Luca esattamente una banconota da 100 euro, anche se intanto la moneta sarà stata svalutata e con quella cifra non sarà più possibile comprare nemmeno un piccolo portamonete.
Inoltre, se il debito è stato contratto in una moneta che, dopo anni, non è più utilizzata in quello Stato, è necessario convertire il vecchio valore nominale con quello nuovo. Pensiamo, ad esempio, a ciò che può accadere a chi ha contratto un debito "in lira" e si ritrova a doverlo pagare "in euro": se il mio debito con Luca di 10 anni fa era di 100.000 lire, ora dovrò restituirgli circa 50 euro.
Importanti nelle obbligazioni pecuniarie è l'obbligo di pagare anche gli interessi. Gli interessi sono ciò che bisogna pagare in più per aver avuto la possibilità di trattenere il denaro altrui: se chiedo in prestito 5000 euro a Luca, io "trattengo" la somma che mi ha dato fino a quando non la restituirò; per questo potrei dover pagare gli interessi che sono maturati su quelle 5.000 euro.
Gli interessi sono calcolati in percentuale e possono essere pagati già dall'inizio, man mano che maturano oppure insieme alla somma che bisogna restituire.
Gli interessi possono essere legali oppure convenzionali. Gli interessi legali sono quelli stabiliti dalla legge. Il tasso d'interesse legale viene deciso ogni anno dal Ministero dell'Economia e, se non si rispetta l'obbligo di pagarli, si rischiano sanzioni legali.
Gli interessi convenzionali, invece, sono quelli che vengono decisi dalle persone coinvolte (debitore e creditore) e possono avere un tasso anche diverso da quello legale, ma non devono mai essere troppo alti per via del divieto di usura. La legge, infatti, prevede un "tasso di soglia", cioè un limite calcolato dal Ministero del Tesoro che non deve mai essere superato quando si decidono le percentuali degli interessi da far pagare a un debitore.
Anatocismo. In alcuni casi un debitore può ritrovarsi a dover pagare "interessi sugli interessi". Questo fenomeno si chiama anatocismo e si verifica solo in alcune situazioni:
Se entro il termine previsto dalla legge il creditore non esercita il suo diritto di riavere il denaro, può perdere la possibilità di ottenerlo (prescrizione).
La prescrizione non avviene automaticamente: deve essere il debitore attraverso il suo Avvocato a contestare il decorso del termine.
Prescrizione ordinaria, breve, presuntiva. Nei casi in cui la legge non specifica il termine oltre al quale si perde il diritto, il termine e' di 10 anni: prescrizione ordinaria.
Ci sono invece determinati tipi di crediti per i quali vengono specificati dalla legge termini diversi, di solito di 5 anni e sono chiamate prescrizioni brevi.
Altri ancora hanno un termine che va dai 6 mesi ad un anno, vengono chiamate prescrizioni presuntive in quanto si basano sul fatto che la legge presume che il debito sia stato pagato. Se non è stato pagato l'onere della prova spetta al creditore.