Il sequestro conservativo è un modo attraverso il quale un creditore può assicurarsi la conservazione della garanzia patrimoniale, ovvero fare in modo che il patrimonio del debitore resti intatto per potersi rifare su di esso in caso di inadempimento.
Il patrimonio del debitore, infatti, è una "garanzia generica" per il creditore: se il debito non viene saldato, il creditore può chiedere ad un giudice di sottrarre i beni di quella persona e venderli forzatamente (esecuzione forzata), per poter essere soddisfatto con il ricavato di quella vendita.
Se il patrimonio del debitore viene però in qualche modo ridotto, il creditore rischia di perdere la garanzia patrimoniale e di ritrovarsi, quindi, senza restituzione del credito e senza nemmeno un modo per poterlo recuperare attraverso l'esecuzione forzata.
Il creditore che teme di perdere la garanzia patrimoniale può allora richiedere il sequestro conservativo, cioè presentare un'istanza (una domanda) al giudice attraverso la quale chiede che i beni del debitore vengano sequestrati per essere conservati fino al momento in cui verranno venduti forzatamente. I beni sequestrati dovranno equivalere al credito dato, cioè avere lo stesso valore di ciò che il creditore aveva concesso come credito e non si è visto restituire.
Per poter chiedere ed ottenere il sequestro conservativo, però, il creditore deve avere valide e provate motivazioni per temere di perdere quella garanzia.
Il suo timore può nascere da elementi oggettivi (si è reso conto che, col tempo, quel patrimonio potrebbe non bastare più per soddisfarlo) oppure da elementi soggettivi, cioè da comportamenti che il debitore ha assunto che fanno pensare che stia cercando di provocare di proposito una riduzione del patrimonio.
In modo particolare, se il debitore compie atti di disposizione – cioè quelle azioni giuridiche attraverso le quali modifica la sua situazione patrimoniale vendendo o donando ad altre persone i suoi beni – il rischio di diminuzione del patrimonio e perdita della garanzia è molto forte.
Ad esempio, ho un debito con Luca di ben 70.000 euro, che avrei dovuto restituirgli 2 anni fa. Poiché sono inadempiente, lui ha chiesto l'esecuzione forzata. Io, però, mi comporto in maniera tale da ridurre il mio patrimonio: comincio a "liberarmi" di alcune cose donandole oppure vendendole ad altre persone. Luca, allora, mentre attende il via libera per procedere con l'esecuzione, può chiedere che i miei beni vengano sequestrati, in modo tale che essi siano conservati e mi sia impedito di disfarmene.
Se l'istanza del creditore viene accettata, il giudice stabilisce come dovranno essere conservati quei beni e nomina un custode che dovrà occuparsene.
Al debitore non sarà più permesso utilizzarli liberamente e qualunque atto dispositivo compiuto da lui dopo il sequestro non avrà effetti nei confronti del creditore.
Il debitore, però, può sempre chiedere una revoca del sequestro, pagando una cauzione che deve corrispondere al credito che ha ricevuto.
Il sequestro conservativo viene visto spesso come un pignoramento anticipato, in quanto può diventare appunto pignoramento se poi il giudice dichiara che si può procedere con l'esecuzione (sentenza di condanna esecutiva).