Il significato del termine è "adozione del figliastro" o "del figlio affine". Si tratta di un'operazione grazie alla quale una persona può adottare legalmente il figlio (naturale o adottivo) del proprio partner.
Stepchild Adoption in Italia. Questa forma di adozione è prevista dall'ordinamento italiano ed è regolamentata dalla Legge n. 184 del 4 Maggio 1983 intitolata "Diritto del minore ad una famiglia", che affronta questo argomento nella sezione dedicata alle adozioni in casi particolari (articolo 44).
In base alla normativa, una persona può adottare il figlio del coniuge se c'è il consenso del genitore biologico.
Se il minore ha già compiuto 14 anni, è necessario anche il suo consenso; se, invece, ha tra i 12 ed i 14 anni, ha diritto comunque ad esprimere il suo parere al riguardo.
In queste situazioni il Tribunale dà vita a varie indagini sull'ambiente familiare, l'idoneità affettiva, la situazione personale ed economica di chi sta inoltrando la richiesta, le capacità educative, ecc. Dopodiché decide se concedere o meno l'adozione.
In Italia l'adozione del figlio affine è al momento concessa alle coppie unite in matrimonio da almeno 3 anni.
Anche un convivente può usufruirne, ma solo se la convivenza esiste da almeno 3 anni e se, al momento della richiesta di adozione, la coppia risulta comunque sposata.
La "Legge Cirinnà" - Legge n. 76 del 20 Maggio 2016 dal titolo "Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze", entrata in vigore il 5 Giugno successivo – ha concesso alle coppie formate da persone dello stesso sesso molti dei diritti e dei doveri che di solito assumono coloro che si sposano. Con una Unione Civile, per esempio, la coppia omosessuale viene riconosciuta e trattata come fosse coppia di coniugi in caso di malattia e/o ricovero ed ha l'obbligo di assistenza morale e materiale, coabitazione, ecc.
A queste persone, però, la Legge 76 non ha attribuito il diritto di adottare un bambino o di dar vita ad una stepchild adoption.
In realtà nel disegno di legge che ha preceduto la versione definitiva della Cirinnà era presente un articolo – l'articolo 5 - grazie al quale la possibilità di adottare il figlio del partner veniva riconosciuta anche alle coppie omosessuali.
A seguito del lungo dibattito e delle numerose polemiche nate intorno a questo argomento, una votazione avvenuta in Senato nel mese di Febbraio 2016 ha fatto sì che fosse del tutto esclusa questa ipotesi dal testo ora in vigore.
Tuttavia la Legge n. 76 lascia aperto uno spiraglio per le coppie omosessuali che desiderano chiedere una stepchild adoption: prevede, infatti, che siano i giudici a decidere caso per caso se concederla o meno.
Lo scorso 22 Giugno 2016, per esempio, la Suprema Corte di Cassazione si è espressa su questo argomento, confermando una sentenza della Corte di Appello di Roma che ha permesso ad una donna di adottare la figlia minore della propria compagna.
"Utero in affitto" è la denominazione con la quale si indica nel linguaggio comune la cosiddetta "gravidanza surrogata".
Una gravidanza surrogata si ha quando una donna affronta la maternità per conto di altri, per esempio di una coppia che non può avere figli e che quindi, dopo il parto, si prenderà cura del piccolo.
Al momento in Italia questa pratica è vietata dalla legge.
Tra i vari motivi che hanno portato ad escludere la possibilità di stepchild adoption per le coppie omosessuali nel nostro Paese vi è proprio il discorso sulla gravidanza surrogata: secondo alcuni, infatti, approvando la stepchild per le persone dello stesso sesso si otterrebbe come effetto quello di veder aumentare il numero di individui che ricorrono alla pratica dell'utero in affitto (recandosi all'estero, nei paesi in cui è legale) per poter avere un bambino da adottare, figlio biologico di un membro della coppia.
Il dibattito al riguardo è tuttora aperto, anche perché in altri Stati dell'UE – per esempio in Germania, la cui legge sulle unioni civili ha ispirato la nostra normativa – è, invece, concessa esplicitamente anche alle coppie omosessuali.