Con il matrimonio uno dei problemi da affrontare è decidere come gestire il patrimonio dei coniugi. I coniugi devono decidere in quale modo sostenere la nuova famiglia scegliendo un "regime patrimoniale".
Per la legge italiana esistono tre tipi di regimi patrimoniali: comunione legale dei beni, separazione dei beni, comunione convenzionale. A questi può essere aggiunto anche il fondo patrimoniale.
Se la coppia appena sposata non prende alcuna decisione su come contribuire al mantenimento della famiglia, si instaura automaticamente il regime di comunione legale dei beni.
Secondo questo regime, alcuni beni restano "propri" - cioè proprietà privata di ciascuna persona – anche durante il matrimonio (per esempio le cose che servono per svolgere il proprio lavoro, un dono ricevuto, un risarcimento danni, una pensione d'invalidità), mentre altri beni (per esempio le cose comprate insieme dopo le nozze come i mobili per la casa o un'azienda comprata da un solo sposo prima delle nozze ma gestita poi insieme dopo il matrimonio), vengono considerati "comuni" e sono quindi di proprietà di entrambi, vanno quindi a far parte del "patrimonio dei coniugi".
La legge parla anche di "comunione de residuo". Si tratta di quei beni che diventano di proprietà comune in caso di scioglimento della comunione e solo se non sono stati consumati. Ad esempio possono diventare beni de residuo, nel momento in cui si scioglie la comunione, i guadagni (non ancora spesi) delle attività private dei coniugi, ma non i guadagni successivi allo scioglimento.
I coniugi sono proprietari dei beni comuni in parti uguali. Ciascuno di loro non può vendere la propria quota ad altri o utilizzarla come desidera e non può ottenere lo scioglimento della comunione senza il consenso dell'altro.
I beni comuni possono essere gestiti insieme oppure separatamente. Delle questioni che riguardano la normale gestione della famiglia come la spesa settimanale, può occuparsene anche una sola persona, ma quando si tratta di operazioni economiche più grosse come il voler compare un'altra casa, serve sempre il consenso di entrambi.
In alcuni casi i beni comuni possono essere gestiti da un solo coniuge anche davanti a grosse decisioni. Questo accade quando l'altro non può materialmente occuparsi della gestione della vita familiare per via di un impedimento (ad esempio perché vive lontano) oppure quando si viene del tutto esclusi da un giudice. Si può essere esclusi dalla gestione se si è minorenni, se è stata pronunciata un'interdizione giudiziale (cioè per il giudice quella persona è incapace di provvedere a sé stessa) oppure se il proprio comportamento viene giudicato pericoloso per l'intera famiglia.
Per la legge italiana è possibile passare dal regime di comunione legale dei beni a quello di separazione dei beni. Nella separazione anche le cose acquistate durante il matrimonio vengono considerate private e non di proprietà comune.
Durante il passaggio da un regime all'altro può capitare che marito e moglie litighino dichiarandosi ciascuno il proprietario di uno stesso bene. Chi ne è sul serio proprietario deve allora fornire prova di quanto afferma, altrimenti quel bene viene automaticamente considerato "comune". In questo caso, però, si parla di bene in "comunione ordinaria", un tipo di comunione diversa da quella legale. Nella comunione ordinaria, infatti, le quote possono essere divise in modo diverso tra i due coniugi, ciascuno di loro può fare della propria parte ciò che vuole e può anche chiedere lo scioglimento della comunione senza il consenso dell'altro.
Secondo la legge è possibile modificare alcuni punti della comunione legale dei beni, adottando così un regime di "comunione convenzionale". In questo caso viene stabilito cosa considerare di proprietà comune e cosa no.
Questa convenzione ha però dei limiti. Non è infatti possibile considerare come comuni beni strettamente personali o che servono a ciascuno dei coniugi per lavoro, oppure cose che sono state ricevute come risarcimento danni o pensione d'invalidità.
Gli sposi possono dar vita ad un patrimonio a parte chiamato "fondo patrimoniale", che deve essere usato solo per i bisogni della famiglia. Risulta molto utile per evitare che, in caso di debiti personali, ne paghi le conseguenze l'intera famiglia.
Il fondo può essere creato dalla coppia, ma può anche essere aperto da una terza persona. Nel primo caso, i coniugi ne sono entrambi proprietari, a meno che non decidano diversamente.
Quando viene aperto da una terza persona, invece, è lei a decidere chi sarà il proprietario. La terza persona può infatti anche stabilire di restare proprietaria dei beni del fondo e permettere alla coppia di utilizzarli solo per questioni familiari.