Il Lavoro Notturno, come suggerisce il suo stesso nome, si ha quando un lavoratore deve eseguire un'attiva lavorativa nel "periodo notturno", ovvero in un intervallo di tempo compreso in fasce orarie indicate dalla nostra legge. È tipico soprattutto nelle grandi imprese in cui si esegue un ciclo continuo di produzione - cioè in cui si produce un bene 24 ore su 24 - per cui i dipendenti devono lavorare seguendo determinati turni lavorativi.
"Usurante" è la definizione che il nostro stesso ordinamento dà al lavoro notturno. Lavorare di notte, infatti, comporta un certo sforzo fisico e psicologico e può costringere una persona a numerosi sacrifici. Per questo i lavoratori impegnati in attività di questo tipo - al pari di chi esegue altre attività considerate usuranti - hanno diritto al pensionamento anticipato.
La normativa sul lavoro notturno è contenuta nel Decreto Legislativo n°66 del 2003 ed ulteriori disposizioni sono previste dai contratti collettivi nazionali. Il Decreto Legislativo del 2003 ha dato precise indicazioni su quando è possibile parlare di "lavoro notturno" e quando una persona può essere considerata "lavoratore notturno".
Il lavoro notturno è quello svolto per almeno 7 ore consecutive, comprese nell'intervallo di tempo che va dalla mezzanotte alle 05.00 del mattino.
In realtà, viene considerato periodo notturno anche la fascia che va dalle 22.00 alle 05.00, dalle 23.00 alle 06.00, dalle 24.00 alle 07.00.
Un lavoratore notturno è quindi colui che, durante questo periodo, svolge una parte del suo lavoro secondo quanto stabilito dai contratti collettivi.
Se i contratti collettivi non danno indicazioni al riguardo, è allora lavoratore notturno chi esegue attività nel periodo notturno per almeno 3 ore ed almeno 80 giorni lavorativi in un anno.
L'orario di lavoro notturno non può superare una media di 8 ore su 24.
I contratti collettivi possono anche indicare un periodo di riferimento superiore a queste 24 ore, ma, se si tratta di lavoratori impegnati in attività particolarmente pericolose o faticose, la regola generale deve essere rispettata in modo rigido.
La retribuzione per il lavoro notturno prevede maggiorazioni per i lavoratori: si ha, cioè, diritto a percentuali in più sul normale stipendio. Queste maggiorazioni sono stabilite dai contratti collettivi nazionali, per cui possono essere tra loro differenti in base al settore lavorativo in cui si opera.
Il Lavoro notturno nei pubblici esercizi, per esempio, dà diritto ad una percentuale di maggiorazione pari al 25%, ma possono esser previste anche condizioni più favorevoli per chi esegue attività lavorativa nel periodo che va dalle 23.00 alle 06.00 del mattino.
La sorveglianza sanitaria è obbligatoria nonché necessaria. Il datore di lavoro è obbligato ad accertarsi delle condizioni di salute del lavoratore, attraverso controlli preventivi e periodici.
Se da questi controlli il dipendente non risulta idoneo a questo tipo di attività, deve allora essere spostato al turno diurno, con mansioni equivalenti. Se non è possibile affidargli mansioni equivalenti, possono essergli attribuite anche mansioni inferiori.
Divieti al lavoro notturno sono previsti in Italia per le donne in stato di gravidanza e fino al compimento di un anno di età del bambino, nonostante questa nostra norma sia stata considerata nel 2006 dall'Unione Europea discriminatoria e contraria alle direttive comunitarie.
Per la Comunità Europea, infatti, non è vietato far lavorare di notte le donne in stato di gravidanza, ma viene solo garantito loro il diritto di rifiutarlo se ci sono valide motivazioni, provate con certificato medico.
Oltre a questo, la nostra legge non indica altri divieti al lavoro notturno, se non quelli che nascono quando le condizioni di salute di un lavoratore non lo consentono. Tuttavia possono rifiutarsi di lavorare di notte senza per questo essere sanzionati alcune categorie di lavoratori: si tratta soprattutto di chi ha un bambino di età inferiore a 3 anni (quindi la madre o, in alternativa, il padre), dell'unico genitore di un minore che non ha ancora compiuto 12 anni oppure di coloro che hanno a proprio carico un disabile.