Il licenziamento illegittimo è quello che non rispetta precise regole dettate dalla nostra legge, in modo particolare risulta privo di caratteristiche obbligatorie che possono riguardare sia il modo in cui tecnicamente è stato realizzato (per esempio è avvenuto in forma orale anziché scritta), sia i motivi per i quali è stato deciso (giusta causa La giusta causa è il motivo considerato valido per legge che ha provocato il licenziamento del dipendente, una ragione strettamente collegata al comportamento del lavoratore la cui gravità dev'essere tale da rendere impossibile proseguire il rapporto (per esempio, si è reso artefice di furti o di atti di violenza in azienda). o giustificato motivo Il giustificato motivo è un'altra ragione che rende legalmente valido un licenziamento. Si distingue in giustificato motivo soggettivo quando la causa scatenante è un comportamento inaccettabile del lavoratore ed in giustificato motivo oggettivo quando il licenziamento è dovuto a ragioni legate all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro, ecc. (per esempio l'impresa è in crisi e deve chiudere dei settori). in realtà insussistenti).
La tutela del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo fino a qualche anno fa era garantita dalla Legge n. 300 del 20 Maggio 1970, ovvero dallo Statuto dei Lavoratori, in modo particolare dal famoso Articolo 18, recentemente modificato ad opera della Riforma Fornero (2012) e del Jobs Act (2014).
L'Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori offriva a chi veniva licenziato da un'impresa con più di 15 dipendenti nello stesso comune (5 se agricola) una tutela reale: il datore di lavoro era obbligato dal giudice a reintegrare Reintegrare non equivale a riassumere. La reintegrazione si ha quando il licenziamento viene dichiarato illegittimo e vengono annullati i suoi effetti: il rapporto di lavoro è lo stesso instaurato prima del licenziamento in quanto è come se non avesse subito alcuna interruzione. La riassunzione, invece, riguarda quelle situazioni in cui il licenziamento, per quanto illegittimo, è comunque valido e produce effetti: il rapporto di lavoro, quindi, si è concluso con quel licenziamento, mentre la successiva riassunzione fa sì che tra lavoratore e datore di lavoro si instauri un nuovo rapporto. il dipendente in azienda e a pagare una somma corrispondente a quanto avrebbe dovuto percepire dal giorno del licenziamento a quello del reintegro, più i vari contributi.
Per chi proveniva da piccole realtà (sotto i 15 dipendenti) era invece prevista una tutela obbligatoria: il giudice imponeva al datore o di riassumere il dipendente oppure di risarcirlo con una somma compresa tra un minimo di 2 mensilità e mezzo ed un massimo di 6 mensilità.
La Riforma Fornero - Legge 92/2012 - ha apportato una prima, importante modifica a questa disciplina, prevedendo tutele differenti in base al tipo di illegittimità del licenziamento: tutela reale piena, tutela reale limitata, tutela risarcitoria forte e tutela risarcitoria debole.
A queste 4 forme si aggiunge la tutela obbligatoria, destinata alle imprese in cui lavorano fino a 15 dipendenti.
Riforma Fornero: licenziamento discriminatorio.
In caso di licenziamento discriminatorio Il licenziamento discriminatorio è quello dovuto a questioni collegate al credo politico o religioso del dipendente, alla sua provenienza geografica, al sesso di appartenenza, l'orientamento sessuale, un eventuale handicap, ecc. È vietato dalla legge. – ma anche per licenziamento nullo Il licenziamento nullo è quello considerato non valido dalla legge in quanto viola precise norme e divieti. Per esempio è nullo il licenziamento di una donna in stato di gravidanza oppure quello che si verifica nel momento in cui un dipendente decide di contrarre matrimonio. e/o avvenuto in forma orale – indipendentemente dalla dimensione dell'impresa, il lavoratore ha diritto ad una tutela reale piena: il giudice dichiara nullo il licenziamento ed ordina al datore di reintegrare il dipendente in azienda e pagargli un'indennità calcolata in base all'ultima retribuzione maturata dal giorno del licenziamento a quello del reintegro. Questa cifra non deve comunque essere inferiore a 5 mensilità ed in più il datore è tenuto a versare anche i contributi.
Il licenziamento della lavoratrice madre avvenuto durante il periodo di astensione obbligatoria per gravidanza o mentre usufruiva di congedi parentali e simili, viene sanzionato allo stesso modo, così come quello che si verifica quando una donna lavoratrice decide di sposarsi. Questi ed altri casi sono, infatti, considerati illeciti dalla legge, per cui il licenziamento viene dichiarato nullo e la lavoratrice ha diritto ad una tutela reale piena.
Riforma Fornero: licenziamento ingiustificato.
Nei casi di licenziamento ingiustificato più gravi i lavoratori sono protetti da tutela reale limitata. Si tratta di situazioni in cui il giudice, analizzato il caso, si rende conto che giustificato motivo soggettivo o giusta causa in realtà non sussistono oppure che il comportamento del lavoratore che ha provocato il licenziamento poteva essere punito con una sanzione diversa (con una sanzione conservativa, in base al contratto collettivo di riferimento o a codici disciplinari).
In queste situazioni il licenziamento è annullato ed il datore di lavoro è costretto a reintegrare il dipendente, pagargli un'indennità calcolata in base all'ultima retribuzione dal giorno del licenziamento a quello del reintegro (somma che, in ogni caso, non deve superare le 12 mensilità) e versare i contributi.
Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo illegittimo si ha per esempio quando il lavoratore viene licenziato per ragioni economiche oppure perché il datore lo dichiara inidoneo fisicamente e/o psicologicamente a continuare l'attività: in entrambi i casi, se il giudice considera questi motivi insussistenti, viene applicata la tutela reale limitata.
Risarcimento licenziamento illegittimo Riforma Fornero.
Le ultime due forme di tutela prevista dalla Riforma Fornero riguardano, invece, la possibilità di ricevere solo un risarcimento, escludendo, quindi, il reintegro in azienda.
A seconda dei casi, si parla di:
Riforma Fornero: licenziamenti sotto 15 dipendenti.
ll lavoratore licenziato ingiustamente da un'impresa con meno di 15 dipendenti ha diritto alla tutela obbligatoria: in mancanza di giusta causa o giustificato motivo, il giudice annulla il licenziamento ed obbliga il datore o a riassumerlo entro 3 giorni oppure a risarcirlo con una indennità che va da minimo 2,5 a massimo 6 mensilità.
Se il licenziamento è discriminatorio, nullo oppure orale si applica anche in questo caso la tutela reale piena.
Licenziamento illegittimo dopo riforma Fornero.
Il Jobs Act - approvato con la Legge n. 183 di Dicembre 2014 - prevede una nuova disciplina per il licenziamento illegittimo che sostituirà un po' alla volta quella prevista dalla Riforma Fornero ma che, per il momento, riguarda solo le nuove assunzioni avvenute a partire dal 7 marzo 2015: per i lavoratori assunti prima di questa data, infatti, viene ancora applicata la normativa descritta in questa pagina.
La novità sostanziale della nuova disciplina consiste nel fatto che sono stati limitati i casi in cui il licenziamento illegittimo porta al reintegro del lavoratore in azienda, mentre si predilige come sanzione il risarcimento. In modo particolare, con il Jobs Act si parla di tutele crescenti, cioè di tutele che crescono in base al numero di anni di anzianità di servizio del dipendente licenziato in modo illegittimo.
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