Dimissioni e Licenziamento

Dimissioni e licenziamento: differenza, obbligo di preavviso, lettera dimissioni, lettera licenziamento

Differenza tra dimissioni e licenziamento

Dimissioni e licenziamento sono due delle cause previste dalla nostra legge che portano allo scioglimento di un rapporto di lavoro.
Il rapporto di lavoro, infatti, può estinguersi per vari motivi, ad esempio perché scadono i termini (quando è stata prevista una scadenza), per volontà sia del datore di lavoro che del lavoratore (risoluzione consensuale), per impossibilità sopravvenuta o causa di forza maggiore.
Oltre a queste cause, vi è pure la possibilità di "recedere dal contratto", cioè decidere di uscirne. Se a recedere è il lavoratore, si parla di dimissioni; se invece è il datore di lavoro a voler interrompere il rapporto, si parla di licenziamento.

Differenza tra dimissioni e licenziamento. La differenza principale tra dimissioni e licenziamento riguarda il modo ed il momento in cui possono essere realizzate queste due operazioni: se si tratta di lavoro a tempo determinato, infatti, né lavoratore né datore di lavoro possono interrompere il rapporto prima della sua scadenza, a meno che non vi sia una "giusta causa" per la loro decisione; se si tratta di lavoro a tempo indeterminato, invece, il lavoratore può decidere di dar le dimissioni quando lo desidera, mentre il datore di lavoro può licenziarlo solo se c'è una causa valida dietro la sua decisione.

Dimissioni o licenziamento preavviso. Se il rapporto di lavoro è a tempo indeterminato, sia lavoratore che datore di lavoro sono obbligati dalla legge a comunicare preventivamente la propria decisione di interrompere il rapporto. Si parla, infatti, di obbligo di preavviso, per via del quale è necessario comunicare la propria volontà di recedere dal contratto entro un tot periodo di tempo dalla data in cui effettivamente verrà interrotto: se ad esempio il lavoratore vuole essere "libero" a partire dal giorno 16 Marzo, dovrà dare preavviso il giorno 1. La durata effettiva di questo periodo di preavviso viene in realtà stabilita dai contratti collettivi di categoria e varia in base a qualifiche ed anzianità di servizio del lavoratore.

Lettera dimissioni. In passato l'atto delle dimissioni poteva esser compiuto in qualunque forma. La più comune era quella della raccomandata con ricevuta di ritorno. A partire dalla Riforma Fornero del 2012, invece, è necessario seguire un particolare iter. Il lavoratore, infatti, comunica la sua volontà al datore di lavoro, il quale ha 30 giorni di tempo per invitarlo alla "convalida", ovvero a confermare per iscritto la sua decisione.

Lettera licenziamento. Il datore di lavoro che intende licenziare un suo dipendente è obbligato a comunicare per iscritto la sua decisione, anche quando ad esser mandato via è un dirigente. Il licenziamento, infatti, può avvenire oralmente solo se si tratta di lavoratori domestici, di lavoratori ultrasessantenni che hanno diritto alla pensione o di lavoratori in prova.
Inoltre, è obbligato a specificare nella lettera i motivi per i quali ha deciso di licenziare quella persona.

Dimissioni e licenziamento hanno, quindi, subito delle modifiche negli ultimi anni. Di seguito vediamo l'elenco dei punti principali:

Il licenziamento, la riforma Fornero ed il Jobs Act
Dimissioni e Licenziamento: Elenco Avvocati e Studi Legali
Contratto a tempo determinato
Si ha quando un lavoratore viene assunto solo fino ad una data prestabilita.
La scadenza iniziale può essere posticipata (può essere, quindi, “prorogato”) oppure, al termine del contratto, può esserne stipulato un altro (viene dunque “rinnovato”).
Cassa Integrazione Ordinaria
Può essere richiesta dall’impresa quando la riduzione dell’orario o la sospensione delle attività sono solo temporanee, quindi c’è la possibilità di tornare alla normalità. La situazione di difficoltà in cui versa deve esser stata provocata da cause di forza maggiore, eventi imprevedibili, difficoltà del mercato, ecc.
Contratto di apprendistato
È destinato a giovani fino ai 29 anni. Grazie ad esso un ragazzo può lavorare e contemporaneamente specializzarsi nel settore in cui è impiegato, seguendo specifici percorsi formativi.
Attualmente la sua durata minima è di 6 mesi, mentre il limite massimo dipende dalla qualifica che si vuole conseguire.
Lavoro notturno: divieti
In Italia non possono svolgere lavori notturni le donne in gravidanza, fino al primo anno di vita del bambino. Inoltre è vietato in caso di particolari condizioni di salute.
Il lavoratore può comunque rifiutarsi di lavorare di notte senza rischiare sanzioni in alcune situazioni (per es. quando ha a carico un disabile).
Congedo di maternità
Permette ad una donna di astenersi da lavoro in caso di gravidanza. È un congedo obbligatorio: per legge, infatti, la donna non può lavorare in prossimità del parto. Dura in totale 5 mesi: 2 precedenti il parto, 3 successivi. La donna può anche scegliere di astenersi da lavoro 1 mese prima della nascita e 4 dopo.
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