Contratto di ricollocazione

Jobs Act e Contratto di ricollocazione

Contratto di ricollocazione 2015

Il contratto di ricollocazione – o contratto di ricollocamento – è una misura di supporto per quanti sono alla ricerca di un impiego.
Il suo obiettivo principale è quello di aiutare i disoccupati ad inserirsi o reinserirsi nel mondo del lavoro, a patto, però, che queste persone dimostrino di essere sul serio disposte a far qualcosa per uscire dalla spiacevole condizione in cui versano. Concretamente, infatti, con il contratto si riceve un bonus grazie al quale si acquista letteralmente un'assistenza professionale durante la fase di ricerca di lavoro, ma si assume anche l'obbligo di partecipare a varie iniziative organizzate al fine di raggiungere l'obiettivo prefissato.

Questo strumento è adoperato da diverso tempo in alcuni Stati membri dell'Unione Europea, mentre nella nostra Penisola è stato introdotto solo recentemente e, per il momento, in via sperimentale.

Contratto di ricollocazione: Legge di stabilità e Jobs Act
In Italia si è parlato per la prima volta di questo contratto nella Legge di Stabilità del 2014, cioè all'interno di quel piano che, insieme al bilancio, serve per riuscire a far quadrare i conti del Paese regolamentandone la vita economica per 3 anni.
Nel comma 215 di questa Legge è stato affrontato l'argomento del "Fondo per le politiche attive del lavoro" istituito presso il Ministero del Lavoro per il periodo compreso tra il 2014 ed il 2016.

Dopo la Legge di Stabilità del 2014 si è tornati a parlare esplicitamente del contratto di ricollocazione grazie al Jobs Act, ovvero alla Riforma del Lavoro avviata in Italia con la Legge n.183 del 10 Dicembre 2014.

Nello specifico, il Decreto attuativo n. 22 del 4 Marzo 2015 – attraverso il quale si intende riordinare tutta la disciplina dei cosiddetti "ammortizzatori sociali", cioè di quelle misure previste dal nostro ordinamento per supportare i disoccupati - ha dedicato a questo strumento un intero articolo, l'art. 17.
Qui vengono riportate indicazioni su chi può aver accesso al contratto di ricollocazione, cosa significa a livello pratico stipulare questo contratto speciale (quindi cosa comporta), quali diritti e doveri sono previsti per i disoccupati che decidono di usufruirne.

Il contratto di ricollocamento, in base alle indicazioni del Decreto, è destinato a tutte quelle persone che versano in stato di disoccupazione (quindi coloro che hanno perso il proprio lavoro) ma anche a chi, in generale, non ha un impiego e dichiara di essere immediatamente disponibile a cercare ed eseguire una nuova attività.

Il contratto può essere stipulato con varie realtà che si occupano di ricerca del lavoro, che possono essere enti pubblici (Centri per l'Impiego) oppure enti privati accreditati dalla regione.

Affinché sia possibile dar vita al contratto, però, è necessario come prima cosa tracciare un profilo personale di occupabilità della persona che si è rivolta all'ente.

Il profilo personale di occupabilità è uno strumento attraverso il quale si cerca di indicare quanto possa essere o non essere difficile riuscire a trovare un lavoro per quella persona. In altre parole, viene analizzata la situazione del disoccupato (requisiti, esperienze, titoli, ecc.) e, in base all'analisi, viene tracciato questo profilo, grazie al quale sarà attribuita una dote individuale di ricollocamento.

La dote individuale di collocamento è un voucher, cioè un vero e proprio buono che viene consegnato al disoccupato e che corrisponde ad una certa somma di denaro. La cifra esatta dipende appunto dal suo profilo di occupabilità: sarà direttamente proporzionale al livello di difficoltà individuato nel suo caso.

Il disoccupato potrà spendere il voucher presso enti per la ricerca del lavoro pubblici o privati accreditati, i quali potranno, però, incassarlo solo una volta ottenuto un risultato occupazionale, cioè solo se l'aiuto offerto a quella persona avrà prodotto frutti.
Il contratto di ricollocazione, infatti, prevedere che l'ente pubblico o privato garantisca a chi si rivolge a lui un'assistenza mirata e professionale durante la ricerca di un impiego, gestita con le migliori tecniche e programmata nel miglior modo possibile, al fine di raggiungere davvero l'obiettivo di inserire o reinserire quella persona nel mondo del lavoro.

A sua volta, chi stipula un contratto di ricollocazione per riuscire a trovare un lavoro deve rispettare specifici obblighi: se da un lato, infatti, ha il diritto di ricevere un aiuto professionale da parte dell'ente, dall'altro deve dimostrare di voler essere "parte attiva" nella ricerca, quindi essere disposto ad impegnarsi a fondo. Proprio per questo, il disoccupato è tenuto a prender parte alle iniziative di formazione, ricerca, addestramento, riqualificazione professionale organizzate dall'ente: se non lo fa oppure se rifiuta senza un giustificato motivo un'eventuale buona offerta di lavoro, perde il voucher (e, con esso, quindi, anche il diritto ad un'assistenza mirata).
Il voucher viene comunque perso nel caso in cui venga meno lo stato di disoccupazione.

Contratto di ricollocazione: Alitalia.
Secondo la Legge di Stabilità del 2014, questo strumento deve essere attivato presso le varie regioni del Paese in via sperimentale.
Allo stato attuale, l'unica regione ad essersi effettivamente mossa in questo senso è la regione Lazio, dove è stato previsto per risolvere la questione degli "esuberi Alitalia", ovvero per aiutare quei dipendenti della famosa compagnia che sono stati messi in mobilità, a riqualificarsi e rientrare nel mondo del lavoro.


Vedi anche:

Contratto di ricollocazione: Elenco Avvocati e Studi Legali
Congedi formativi
Sono periodi di assenza da lavoro giustificati per motivi di studio che vanno oltre le 150 ore concesse dal diritto allo studio. Il lavoratore mantiene il posto, ma non viene pagato per i giorni di assenza. Sono disciplinati dai contratti collettivi nazionali, che ne indicano durata, lavoratori che possono usufruirne, ecc.
Lavoro notturno: cos’è
È l’attività svolta per almeno 7 ore consecutive, che devono essere comprese nell’intervallo tra la mezzanotte e le 05.00 del mattino.
Il lavoratore ha diritto ad una maggiorazione sullo stipendio. La maggiorazione varia in base al settore lavorativo ed è stabilita dai contratti collettivi nazionali.
Congedo di paternità
Un uomo può astenersi da lavoro in caso di nascita del figlio grazie al congedo di paternità. Dura quanto quello di maternità (5 mesi) oppure solo una parte (quella non goduta dalla lavoratrice). Viene richiesto in particolari situazioni (per es. infermità o morte della madre del neonato, affidamento totale al padre, ecc.).
Orario di lavoro
L’orario di lavoro che può essere imposto al dipendente è indicato dai contratti collettivi nazionali, in base al settore lavorativo.
L’orario settimanale può essere: legale, cioè stabilito dalla legge (massimo 40 ore); contrattuale, cioè stabilito dal contratto collettivo (che può indicare un limite inferiore a quello legale).
Permessi per allattamento
Sono periodi di riposo giornaliero concessi alla neo-mamma lavoratrice per prendersi cura del neonato. I riposi di cui può usufruire dipendono dall’orario quotidiano previsto sul contratto: se supera le 6 ore, ha diritto a 2 riposi al giorno di un’ora ciascuno; se è inferiore, ha diritto ad un solo riposo.
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