Quando si parla di violazione della privacy si fa riferimento ad un insieme di abusi che possono essere commessi da qualcuno a danno dei nostri dati personali e del nostro stesso "diritto alla riservatezza": il diritto che ciascuno di noi ha di tenere per sé le informazioni che lo riguardano.
I casi in cui possiamo essere vittime di "violazione della privacy" sono tanti. In generale, si può dire che siamo vittime di violazione nel momento in cui un'informazione sulla nostra vita privata finisce nelle mani di qualcuno senza il nostro permesso, viene diffusa a nostra insaputa oppure i nostri dati personali vengono raccolti e trattati in modo abusivo o scorretto. Queste azioni possono provocarci danni anche gravi, motivo per cui sono punite dalla legge.
Se ad esempio la nostra vicina di casa ha il vizio di aprire la nostra posta cartacea, si tratta di una violazione in quanto non sta rispettano il principio della "inviolabilità della corrispondenza" previsto dalla nostra legge. Allo stesso modo, se conoscente pubblica su internet contro la nostro volontà una foto che ci ritrae su un letto di ospedale e la rende visibile a chiunque, questa azione può essere considerata una violazione della privacy perché, per colpa sua, altre persone possono venire a conoscenza di informazioni riservate e delicate (dati sensibili). Se dietro nostra richiesta non provvede a rimuovere immediatamente la foto, possiamo querelarlo per violazione della privacy.
Negli ultimi anni, per via della diffusione di nuove tecnologie e soprattutto internet, i casi di abuso sono aumentati. Si passa da situazioni in cui la privacy viene violata da privati a quelle in cui sono realtà aziendali, enti, professionisti o simili che utilizzano i nostri dati in maniera abusiva oppure in modo non corretto.
Secondo il Codice in materia di protezione dei dati personali, infatti, chiunque voglia raccogliere e trattare i nostri dati, è obbligato a fornirci un'informativa (cioè un documento nel quale è spiegato in modo chiaro cosa ha intenzione di farne) e ad attendere il nostro consenso, cioè il nostro esplicito permesso di procedere con il trattamento. Spesso, però, alcune realtà raccolgono ed utilizzano questi dati senza il permesso di una persona, servendosi di metodi illegali per la raccolta come ad esempio l'utilizzo di spyware (una sorta di virus informatico), cioè programmi che vengono installati abusivamente su un computer per "spiare" chi lo utilizza.
Inoltre, può capitare che, pur avendo dato il nostro consenso al trattamento dei dati, vengano utilizzati in modo scorretto (ad esempio il nostro numero di cellulare, lasciato solo per ricevere comunicazioni urgenti, si riempe invece di sms pubblicitari) o proprio violando apertamente il nostro diritto alla riservatezza. Sono tantissimi, infatti, i casi di violazioni compiute da aziende che, non riuscendo a comunicare con una persona per ricordarle di saldare un debito, si prendono la briga di contattare i suoi familiari o addirittura il datore di lavoro, rivelando loro informazioni che dovrebbero invece essere strettamente riservate.
Di fronte a questi casi di abusi possiamo far valere vari diritti in nostro possesso, partendo prima di tutto da quelli previsti dall'articolo 7 del Codice in materia di protezione dei dati personali. Secondo questo articolo, infatti, ciascuno di noi ha pieno diritto di chiedere cancellazione, rettifica o blocco dei propri dati all'azienda X, attraverso un'istanza (cioè una richiesta) alla quale quell'azienda dovrà rispondere entro 15 giorni (massimo 30 nel caso in cui si tratti di lunghe operazioni da effettuare). Se la nostra richiesta non viene soddisfatta o non riceviamo risposta, possiamo allora rivolgerci o al Garante della Privacy oppure direttamente ad un'Autorità Giudiziaria.
Al Garante della Privacy possiamo presentare una semplice segnalazione per spronarlo ad effettuare dei controlli oppure un reclamo circostanziato, grazie al quale partiranno indagini preliminari che possono portare anche ad un procedimento amministrativo.
Se vogliamo far valere i nostri diritti in pieno, possiamo presentare al Garante anche un ricorso. Con il ricorso prenderà vita un procedimento amministrativo, alla fine del quale verranno decisi i provvedimenti da adottare contro chi non ha rispettato la legge (ad esempio imporre il blocco totale del trattamento ed il pagamento di multe).
Se questa violazione, però, ci ha provocato anche dei danni ed abbiamo intenzione di chiederne il risarcimento, il ricorso deve essere allora fatto ad un giudice competente, depositandolo presso il Tribunale del luogo in cui risiede il titolare dei nostri dati, cioè colui che li ha raccolti.
Il ricorso all'autorità non può essere fatto contemporaneamente a quello del Garante per la stessa questione. Per questo, prima di muoversi contro chi ha violato la nostra privacy, è buona regola valutare se è il caso di chiedere un risarcimento dei danni, decidendo, in questo caso, di rivolgersi ad un Giudice.