Videosorveglianza e Privacy

Telecamere, videosorveglianza e legge sulla Privacy

Videosorveglianza privata e pubblica

In ogni città sono presenti delle "aree videosorvegliate", cioè dei luoghi, pubblici o privati, in cui sono montate telecamere attraverso le quali è possibile vedere e sentire a distanza tutto ciò che accade in quel punto.
Questi impianti vengono installati per vari motivi. Servono, ad esempio, per monitorare l'ingresso delle automobili in zone a traffico limitato o per ragioni di sicurezza, come controllare quartieri o ambienti in cui si verificano spesso furti, atti vandalici, ecc.
Anche i singoli cittadini possono decidere di montare impianti di videosorveglianza davanti a strutture private (sulla propria casa, sul garage, ecc.) per questioni di sicurezza personale o per difendere i propri beni da malintenzionati.
Le riprese di una telecamera, però, raccolgono in qualche modo i dati personali di chi attraversa quella zona: immagini e suoni, infatti, possono rendere identificabile ogni persona.
Per questo il Garante della Privacy ha rilasciato delle linee guida che è obbligatorio seguire quando si ha intenzione di installare un impianto di videosorveglianza in luoghi frequentati liberamente dalle persone, in modo tale che venga rispettato il loro diritto alla riservatezza. Nel caso di telecamere montate per uso privato dai singoli cittadini non è necessario rispettare le linee guida, ma bisogna comunque obbedire ad alcune regole per tutelare la privacy altrui.

Videosorveglianza privata. Quando una persona installa telecamere che riprendono ad esempio l'ingresso della propria abitazione privata, si parla di "uso personale".
Nonostante questo, una persona è comunque obbligata a rispettare almeno 2 obblighi di base.
Prima di tutto, deve assicurarsi che le telecamere inquadrino solo il suo spazio privato e non le aree circostanti, per non limitare la libertà di altra gente che utilizza quelle zone.
Inoltre, le informazioni raccolte non possono essere comunicate né passate ad altri.

Motivazione, Garante privacy, normativa, registrazioni

Motivazioni. La prima cosa che bisogna fare quando si ha intenzione di installare un impianto di videosorveglianza è quella di chiedersi se è davvero necessario installare delle telecamere e se si ha una ragione valida per farlo.
Se ad esempio nel parcheggio della mia pizzeria si verificano spesso furti d'auto e non riesco a limitare questo fenomeno nemmeno aumentando i controlli, a quel punto le telecamere potrebbero essere una soluzione. Il mio scopo, però, deve essere appunto quello di cercare di tener sotto controllo meglio quell'area. Se invece le installo con l'idea di spiare le conversazioni che avvengono tra i miei clienti, il mio scopo viola la legge e soprattutto la privacy delle persone ed è, quindi, illegittimo.

Autorizzazione del Garante. In alcuni casi, prima di installare l'impianto di videosorveglianza, è necessaria anche un'autorizzazione del Garante. L'autorizzazione va chiesta quando si ha intenzione di confrontare le immagini riprese con altre informazioni come i dati biometrici (cioè quei dati che permettono di identificare in modo preciso una persona grazie alle sue caratteristiche fisiche) o con codici identificativi. E' quello che fanno di solito le banche, quando, oltre alle telecamere, utilizzano dispositivi che permettono di riconoscere i clienti analizzando per esempio le impronte digitali. Dove e come installare la telecamera. Dopo aver appurato che le telecamere sono lo strumento adeguato alle nostre esigenze, bisogna decidere il punto esatto in cui devono essere montate e soprattutto quali modalità di ripresa adottare. E' importante, infatti, far sì che le telecamere riprendano solo lo stretto necessario, quindi solo l'area da videosorvegliare.

Informativa e cartello per la videosorveglianza privacy. Per chi installa telecamere è obbligatoria anche l'informativa, cioè quel documento sul quale deve essere riportato il nome del titolare dei dati (colui che li raccoglie) e di chi ha accesso alle immagini (eventuali responsabili o incaricati), per quale ragione si stanno facendo quelle riprese e soprattutto quali sono i diritti che ogni persona può far valere sui propri dati così raccolti.
Inoltre, chi attraversa una zona videosorvegliata deve essere sempre informato sulla presenza di telecamere. Per questo serve anche una informativa "minima", cioè sintetica, che rimanda al testo completo. L'informativa minima ha di solito la forma di un cartello sul quale vengono riportati il simbolo di una telecamera, la dicitura "area videosorvegliata", il nome del titolare dei dati e lo scopo della raccolta.

Registrazione e conservazione delle riprese. Le immagini possono essere registrate e conservate con precisi limiti di tempo, che dipendono dallo scopo per il quale si è deciso di installare l'impianto di videosorveglianza.
Se per esempio sono proprietario di un negozio di generi alimentari ed il mio scopo è solo controllare che non avvengano furti in alcuni punti, posso conservare le riprese fino a massimo 24 ore, che aumentano solo in caso di festività o chiusura oppure dietro richiesta delle forze dell'ordine per delle indagini.
A volte è possibile conservare le riprese anche una settimana. Hanno questo permesso soprattutto i Comuni per tutelare la sicurezza urbana e quelle attività che comportano particolari rischi. Ad esempio una banca può conservare le registrazioni a lungo perché, grazie ad esse, è possibile anche identificare rapinatori, controllando se, nei giorni precedenti la rapina, si erano già presentati nella struttura per un sopralluogo.
Il tempo di conservazione può essere comunque aumentato in tutti i casi, ma solo per motivi di sicurezza o in situazioni di reale rischio.

Accesso alle registrazioni. Hanno accesso alle registrazioni il titolare dei dati ed eventuali responsabili e/o incaricati ed è vietato diffondere quelle informazioni oppure utilizzarle per altri scopi, a meno che non siano necessarie per indagini giudiziarie o di polizia.

Videosorveglianza e Privacy: Elenco Avvocati e Studi Legali
Incapacità naturale
È la condizione di chi, pur essendo normalmente capace di agire, intendere e volere, nel momento in cui ha compiuto un atto (es. incidente, matrimonio, eredità) si trovava con tale capacità compromessa (in tutto o in parte) in modo transitorio. Ad es. stato di: ubriachezza, ipnosi.
Consenso al trattamento dei dati personali
È il permesso che una persona concede a chi ha raccolto i suoi dati personali di utilizzarli. Può esser dato dopo aver letto l’informativa, quindi si conosce cosa accadrà a quelle informazioni. Per i dati sensibili (per es. sulla salute) il consenso deve essere sempre scritto.
Privacy: dati personali
Sono dati personali tutte le informazioni relative alla persona fisica (es: nome, cognome, età, stato civile), identificata o identificabile anche indirettamente tramite un numero di identificazione personale (per esempio: codice fiscale, numero carta di identità).
Incapacità totale di agire: interdetti legali
Gli interdetti legali sono persone maggiorenni che, pur non avendo alcun grave problema mentale, comunque vengono dichiarati incapaci di agire. Si tratta di chi commette un reato per il quale è previsto carcere per più di 5 anni o ergastolo. L’interdizione è quindi una pena aggiuntiva per il reato.
Diritto al nome: cos’è
È il diritto che ogni persona ha di poter usare il proprio nome civile in modo da poter essere riconosciuta/identificata in modo preciso.
La legge italiana tutela contro ogni utilizzo illecito del proprio nome compiuto da altri.
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